Gentile Direttore,
sono uno dei 91 direttori di DSM che ha firmato il recente Appello e ne spiego le ragioni.
In un Paese senza Ospedali Psichiatrici civili e giudiziari, ritengo che a livello politico e sociale si debba avere la consapevolezza di quanto sia essenziale avere una rete diffusa e ben funzionante di servizi di salute mentale. Ho firmato nella speranza che s’intervenga in tal senso e che i valori della 180 vengano riconosciuti come patrimonio comune, condiviso da tutte le Istituzioni e forze politiche.
La psichiatria è una pratica di cura: i malati non hanno colore politico. Sono preoccupato in quanto vedo un sistema sotto pressione con crescenti e contraddittorie richieste. Le quotidiane attività dei servizi evidenziano un grande sforzo degli operatori, le sofferenze dei pazienti e le difficoltà delle famiglie in comunità spesso solidali ma talora non accoglienti, ostili, abbandoniche e persino razziste.
Sono deluso in quanto la pandemia aveva fatto sperare in una svolta nelle politiche di welfare. Ora tutta la sanità pubblica è in crisi per il definanziamento e il mancato riconoscimento delle spese per il Covid 19.
Come scrive Cavicchi (QS, 13 gennaio 2023), è colpito al cuore il diritto alla salute e non basta fissare parametri di personale e livelli minimi di finanziamento ma vedere come ottenerli. In loro assenza Starace (QS, 13 gennaio 2023) teme si arrivi ad un sistema dei Paesi a basso reddito, incentrato su cure primarie, privatizzazione, sostanziale abbandono da un lato e grandi istituzioni manicomiali dall’altro. Uno scenario doloroso per chi ha dedicato un’ormai lunga vita professionale a costruire la salute mentale di comunità. Per questo servirebbe una grande riforma che contrasti la spinta alla neo-istituzionalizzazione la quale finirà per assorbire crescenti risorse. L’Istat,al 31 dic. 2020 rileva 12.630 presidi residenziali con 411.992 posti letto di cui 30 mila circa per pazienti psichiatrici, segno di una crisi del welfare familiare (in Italia il numero di badanti sfiora il milione). Circa 56 mila persone sono negli Istituti di Pena dai quali viene il drammatico allarme costituito dai suicidi (nel 2022 83 detenuti e 5 agenti). La legge 81 ha chiuso gli OPG e impegna fortemente i DSM (circa 15% delle risorse) ma è incompleta in quanto resta invariato il codice penale del 1930 in tema di imputabilità, pericolosità sociale, misure di sicurezza, né è stata riformata la legge sulle droghe.
Si è incrinato il “patto sociale”, di chi paga il welfare e chi ne fruisce. Il “terzo escluso” rischia di diventare la maggioranza abbandonata e deviante, invisibile fatta di persone chiuse in casa nella solitudine, nella povertà e disperazione delle famiglie.
I Centri di salute mentale sono strutturalmente insufficienti a far fronte alla domanda (15-20% della popolazione soffre di disturbi mentali e i CSM non arrivano al 2% di presa in cura). Occorre, con responsabilità e realismo, vedere come colmare questo divario, per prevenire i disturbi e i suicidi (quasi 4.000 anno).
Per questo gli approcci olistici (One Health, Planetary ealth) sono fondamentali affinché la salute mentale diventi una componente essenziale della salute e quindi competenza di tutti, in primis i medici e gli operatori sanitari e sociali e riguardi l’intera comunità. La salute mentale è un diritto, una componente essenziale della salute, è un investimento indispensabile per il funzionamento sociale ed economico, è un bene comune al fine del benessere sociale di una comunità sempre più multiculturale.
La collaborazione di psichiatri, utenti, familiari e cittadini può contrastare la via della neoistituzionalizzazione o dell’abbandono delle persone e della residualità del servizio pubblico. La rete dei servizi, anche se indebolita, riesce a tenere un livello significativo di presidio del territorio, ad assicurare anche tramite gli Enti del Terzo settore e Ospedalità privata convenzionata, interventi specialistici e percorsi per intensità di cura di qualità come nei Paesi più avanzati.
La salute migliora se si sostengono i diritti di autodeterminazione e di cittadinanza alla formazione, al lavoro, casa, al reddito dando piena attuazione alle leggi 18/2009 (diritti delle persone con disabilità) e 219/2017 sul consenso informato, alle disposizioni anticipate e il fine vita.
Abbiamo ancora un patrimonio umano, culturale, scientifico, di servizi per tutti e in particolare i più deboli. Esso va rilanciato con adeguate assunzioni, mezzi e innovazioni. Da qui, con fiducia nelle Istituzioni, l’appello alla politica. Ogni comunità dovrebbe mobilitarsi per welfare, salute mentale, benessere sociale e sicurezza. In altre parole deve essere in grado di cogliere come vivono concretamente le persone, le loro famiglie e partecipare il “capitale sociale”, costruirlo e aumentarlo. Risorse sono ancor più essenziali di quelle economiche.
Pietro Pellegrini
Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Ausl Parma
fonte: SOS Sanità da QS Lettere al Direttore