SSN in crisi: ogni giorno 1.313 pazienti psichiatrici in Pronto Soccorso. di Massimo Cozza

In crescita nel 2021 gli accessi rispetto ai due anni precedenti. I dati considerano soltanto gli adulti, serve monitoraggio sui giovani. Nel 2021 ogni giorno in Italia sono andate al Pronto Soccorso per le patologie psichiatriche in media 1.313 persone. Il 3,3% del numero totale degli accessi, in crescita rispetto al 3,2% del 2020 e al 3,1% del 2019. Ma solo il 14,6% si è trasformato in ricovero, di cui più della metà in psichiatria. È questo il dato dal quale partire per una prima riflessione sui nuovi dati contenuti nel Rapporto Salute Mentale Anno 2021, appena pubblicato dal Ministero della Salute.

Accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche in crescita – Appare evidente che c’è un rilevante accesso improprio, correlato verosimilmente ad una carenza delle risposte che i cittadini ricevono dal territorio. Considerazione confermata dal dato che circa il 40% degli accessi per problemi psichiatrici registra una diagnosi di sindromi nevrotiche e somatoformi, che dovrebbero essere trattate dalla medicina territoriale con la consulenza/collaborazione dei centri di salute mentale. Più in generale gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici ammontano a circa 800mila (778.737 unità, ma con la mancanza dei dati della Regione Calabria che nel 2020 erano 27.589).

A fronte di una stima di circa 4milioni di cittadini con disturbi mentali. Gli stessi numeri dell’INPS relativi al bonus psicologo con 395.604 domande delle quali accettate 41.657, sono indicativi di una richiesta di salute mentale, anche se è stato possibile presentare le domande con una autopsicodiagnosi senza la necessità di alcuna certificazione sanitaria.

Le carenze – D’altro canto la dotazione del personale delle unità operative psichiatriche pubbliche risulta pari a 29.785 unità, circa mille in più al 2020 (28.807), ma con una carenza di 9.595 operatori rispetto al parametro del Progetto Obbiettivo Tutela della Salute Mentale 1998 – 2000 che indicava tendenzialmente un organico di almeno un operatore ogni 1500 abitanti. Un dato critico se pensiamo che in salute mentale è centrale la relazione personale con chi soffre di disturbi psichici.

Nel Rapporto non sono stati aggiornati al 2021 i costi dell’assistenza psichiatrica ma vengono riportati i dati del 2020, che indicano una percentuale del fondo sanitario nazionale del 2,75% rispetto al 5% che era stato l’impegno assunto dai Presidenti delle Regioni nel 2001, con una carenza in termini assoluti di oltre 2mld.

Vi è infine da segnalare che i dati del Rapporto si riferiscono all’assistenza psichiatrica relativa agli adulti, che andrebbero integrati con una rilevazione puntuale anche rispetto al disagio mentale minorile. In conclusione le politiche della salute mentale non possono limitarsi a interventi spot con finanziamenti temporanei legati a singoli progetti, dall’autismo ai disturbi del comportamento alimentare, e neanche alla riproposizione del bonus psicologico che rappresenta uno strumento errato che parte da una esigenza giusta. Un voucher pubblico rilasciato al cittadino, sebbene con il criterio dell’ISEE, per poterlo spendere nel privato per alcune sedute di psicoterapia, ma senza porsi la domanda: e dopo?

Un nuovo piano nazionale è necessario – Si conferma la necessità di un nuovo piano nazionale per la salute mentale, anche in riferimento ai cambiamenti clinici e post chiusura ospedali psichiatrici giudiziari, accompagnato da più investimenti strutturali nel servizio pubblico, a partire dal personale. Non solo con più risorse per i dipartimenti di salute mentale, ma anche per gli sportelli nelle scuole, per realizzare una rete distrettuale con psicologi di base pubblici, e con campagne di prevenzione legate a contrastare lo stigma e a promuovere l’inclusione sociale.

Dopo la pandemia la maggiore diffusione del disagio mentale, a partire dagli adolescenti, è stata confermata da numerose evidenze scientifiche ed è diventata un tema ripreso dai mass media. Adesso, anche alla luce dei dati del Rapporto 2021, servirebbe un’assunzione di responsabilità della politica e delle istituzioni con un maggiore impegno concreto per consentire di dare una risposta appropriata al disagio mentale di milioni di cittadini ed alle loro famiglie.

Massimo Cozza è direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2

 

 

 

fonte: la Repubblica su Ristretti Orizzonti

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