Il Sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, assieme alla sua amministrazione, ha accolto la proposta del cittadino legnanese Claudio Pio Clemente, di intitolare uno spazio cittadino a Franco Basaglia …leggi la notizia
Il messaggio del Club Spdc No Restraint
Lo scorso anno, intervenendo nel convegno annuale del Club Spdc No Restraint, svoltosi a Trieste nel sessantesimo anniversario dell’inizio della rivoluzione basagliana, aveva confermato questa intenzione. Ieri 9 ottobre 2022, alla vigilia della giornata mondiale della salute mentale, si è svolta a Legnano, la cerimonia di intitolazione dei ponti gemelli che attraversano il fiume Olona.
In risposta all’invito del Sindaco di Legnano abbiamo inviato, a nome del Club Spdc No Restraint, le seguenti considerazioni.
Franco Basaglia aveva 37 anni quando venne confinato a Gorizia. Allontanato dal mondo universitario padovano, che mal tollerava quel giovane psichiatra più interessato a comprendere l’uomo attraverso la fenomenologia che a sezionare il cervello o gestire il potere accademico.
Gorizia nel 1961 era frontiera blindata, essendo sul limite della cortina di ferro.Di là, sulla facciata della stazione ferroviaria, sulla linea che aveva collegato Vienna al porto di Trieste ed all’Oriente, campeggiava la scritta :” Stiamo costruendo il socialismo”. Di qua le porte chiuse del manicomio, di cui Basaglia era il nuovo Direttore.
Il giovane dottore, il primo giorno, dovette decidere cosa fare.
Accettare lo status quo? Da confinato divenire il Re confinante dell’umanità rinchiusa in quel pezzetto di mondo separato. Oppure?
“Mi no firmo” disse al capo degli infermieri che gli porgeva il registro delle contenzioni. Sconfinando dal ruolo che gli era assegnato aprì la stagione del cambiamento.
Si inoltrava per una strada nuova, anzi per una strada che non esisteva e che andava tracciata. Non da solo, ma dalla assemblea cui partecipavano malati, infermieri, medici. Tutti con diritto di parola.
Leon Battista Alberti nel “De Architectura” scrive che il ponte è la parte nobile della strada. La sua costruzione richiede ingegno. La sua funzione è fondamentale perché connette le altre parti che altrimenti resterebbero separate. Franco Basaglia nel tracciare la “Statale 180” si trovò spesso a progettare e realizzare ponti.
Ponti per andare oltre la vecchia concezione del malato di mente, descritto come pericoloso ed incurabile.
Ponti per accedere a quanto la comunità poteva offrire a chi era stato internato.
Ponti per passare tutti assieme dal mondo che c’era al mondo nuovo che si andava formando.
Ponti di libertà, di cura e di incontri.
Da veneziano ben sapeva che il ponte congiunge le calli ed i campielli che stanno di qua e di là dal canale. E’ sull’acqua la “vera” strada su cui viaggiano le persone e le cose. Il ponte si trasforma in luogo di prossimità, di scambi e “ciacole”. Favorisce vicinanza e legami duraturi.
E quando, scesi alla riva, ci si imbarcherà verso mete lontane, i vicini, dal ponte, saluteranno augurandoci buon viaggio.
Non tutti i ponti sono uguali.
Ci sono i ponti, “istituzioni totali”, che segregano il traffico negandogli ogni contatto con il territorio. Sono i ponti su cui ci lanciamo nell’illusione di abbattere, oltre che il tempo reale, anche lo spazio reale.
Ma la velocità viaggia in coppia con la fretta, che è, come sappiamo, cattiva consigliera. Meglio, dunque, rallentare, andare piano.
Per questo ci sono i ponti pedonali e ciclabili, che ci instradano verso un futuro possibile, che potrà esserci però solo se diverso da questo frettoloso presente.
Un futuro in cui la libertà di movimento, che sta alla base della cultura e della società moderna, non consisterà più nell’avere del turista/collezionista che “ha fatto la Sicilia, la Grecia, Londra o New York”, ma nell’essere viaggiatore che cammina incontro a sé stesso ed agli altri.
Su questi ponti potremo trovare Franco Basaglia.