“Tre scariche di taser non sono bastate per fermarlo e alla fine i poliziotti hanno dovuto sparare a un paziente psichiatrico di 31 anni che aveva dato in escandescenze … “tre colpi con la pistola di ordinanza, due dei quali hanno centrato il giovane sotto una spalla e a una gamba, mentre il terzo proiettile è andato a vuoto”. Questa la notizia pubblicata sui giornali qualche giorno fa. È quindi intervenuto il 118 per prestare le cure e effettuare il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO).
Abbiamo dichiarato più volte che il TSO non è un “mandato di arresto”: è l’estrema misura che la legge prevede a tutela del paziente nel momento di massima sofferenza. Non si affronta una crisi psichiatrica col Taser, inseguimenti e sparatorie (inevitabilmente terrorizzando la persona in crisi e i suoi familiari). Non si è in presenza di un pericoloso delinquente ma di un essere umano con un grave problema di salute. L’intervento, a domicilio e ovunque, deve essere garantito dalla équipe del servizio territoriale di salute mentale non dalle forze dell’ordine. Il 118, quando viene chiamato per una emergenza, deve intervenire con gli operatori della salute mentale perchè sono necessarie le loro competenze per comunicare con chi sta male e ottenere possibilmente il suo consenso alle eventuali cure si rendessero necessarie.
È questa una vicenda che ci addolora perchè – al di là dei fatti specifici da appurare – è evidente che ancora una volta si interviene malamente, peggiorando la situazione e mettendo a rischio anche la vita della persona, che invece, come sappiamo accadere in simili circostanze, ha bisogno che qualcuno comprenda cosa in quel momento sta vivendo, la condizione di grande sofferenza, per aiutarlo a superare la crisi, attraverso un intervento sanitario qualificato.
Questo Coordinamento aveva già espresso la sua netta contrarietà all’uso del Taser negli interventi in sanità e all’uso della forza: il TSO non è problema di ordine pubblico ma sanitario.
Inoltre esprimiamo sconcerto e preoccupazione per come, ancora una volta, sulla stampa, viene rappresentata una condizione di crisi vissuta da un giovane con problemi di salute mentale. Il titolo ad effetto apparso l’8 agosto su Il Messaggero “Roma, Schizofrenico e bipolare all’Appio Claudio: la polizia spara per fermarlo” è fuorviante e poco rispettoso della persona che quella dolorosa esperienza ha vissuto. Ancora una volta si tende a rappresentare i pazienti con problemi di salute mentale come pericolosi e di conseguenza come necessari interventi repressivi e violenti.
Ribadiamo ancora una volta la necessità inderogabile che ovunque siano garantiti servizi di salute mentale di comunità, equamente distribuiti sul territorio, con le risorse professionali e culturali che occorrono, in grado di svolgere appieno la funzione sanitaria di prevenzione e cura che la norma gli attribuisce, TSO compreso.
Coordinamento nazionale per la Salute Mentale