Tema: bonus cure psicologiche. Riassunto: era nel Pnrr, è stato tolto, c’è una forte mobilitazione per reintrodurlo nel decreto milleproproghe.
I lettori di queste righe conoscono l’argomento. Da due anni parliamo della “pandemia psicologica”, gli effetti sulla psiche delle restrizioni e della paura: di quando non abbiamo potuto celebrare i funerali dei nostri morti, non abbiamo potuto fare visita ai parenti in agonia (i videomessaggi, gli estremi saluti dallo smartphone in mano a un infermiere), quando i vecchi ricoverati nelle case di cura sono rimasti soli, quando i nostri figli hanno smesso di andare a scuola e di vivere nel mondo, quando siamo stati costretti a convivere con persone violente, quando i ragazzi hanno smesso di mangiare, di parlare, di alzarsi dal letto.
Certo, bisogna restare in vita. Ma vivere non è solo sopravvivere. Quindi sì, bisogna reintrodurre il bonus per le cure psicologiche, almeno quello. Ieri poi ho pubblicato la lettera di Antonello d’Elia*, presidente della Società italiana di psichiatria democratica. Ve la suggerisco. Tra i molti argomenti tocca questo: un bonus una tantum di qualche decina di euro serve a poco. E’ uno strumento emergenziale, ma non siamo più in emergenza: è così e sarà così per molto tempo. Quel che serve sono servizi pubblici territoriali, efficienti e permanenti. Centri di salute mentale, presidi di psicologia scolastica, consultori familiari. C’erano, in un’epoca non lontana “quando il legislatore pensava alla salute in termini di comunità, di società e non di mercato”. Poi sono stati smantellati. Sarebbe ottimo ripensarci. Servizi qualificati, permanenti.
Meglio il bonus che niente, meglio una Asl che funziona di un bonus.
Fonte: Blog Invece Concita La Repubblica
*Antonello D’Elia è Presidente di Psichiatria Democratica e componente del Coordinamento nazionale Salute Mentale