Dopo 25 anni sarebbe tempo di una amnistia e di un indulto, ma Nordio li ritiene una resa dello Stato e lo lasciamo solo in questa convinzione contro la giustizia e l’umanità. Il Portavoce della Conferenza dei garanti regionali dei detenuti e delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello ha chiesto un incontro urgente al ministro della Giustizia per un confronto sulle soluzioni da adottare per tamponare la crisi di cui i tanti suicidi sono la più dolorosa manifestazione. Carlo Nordio ha concesso udienza per mercoledì 7 agosto, quando il decreto legge chiamato improvvidamente “carcere sicuro” sarà stato approvato con un voto di fiducia e non conterrà nulla di positivo e solo norme discutibili, inutili e pericolose. Di fronte a questa mancanza di sensibilità, una volta si sarebbe chiamata provocazione, mi aspetto che i garanti si presentino tutti domani 1° agosto in via Arenula, invitando avvocati, famigliari dei/lle prigionieri/e e le associazioni di volontariato per presentare richieste ineludibili.
Ho già delineato sull’Unità del 20 luglio un piano di riforma per il carcere e il 28 luglio nella giornata del ricordo di Alessandro Margara, a San Salvi a Firenze, in un incontro affollato a dispetto del caldo irreale, la Società della Ragione, la Fondazione Michelucci e l’Archivio Margara hanno indicato le linee di una riforma che deve essere approvata anche con un governo avversario del garantismo e dei diritti scritti nella Costituzione. Dopo 25 anni sarebbe tempo di una amnistia e di un indulto, ma Nordio li ritiene una resa dello Stato e lo lasciamo solo in questa convinzione contro la giustizia e l’umanità.
Ho una lunga esperienza di lavoro nel carcere in diversi ruoli e mi sento obbligato, per non essere complice della tragedia che incombe, neppure per omissione, di suggerire ai garanti di chiedere al ministro alcuni impegni minimi e indifferibili da inserire nel decreto:
1) Va inserita una norma per l’aumento dei giorni di liberazione anticipata;
2) Vanno inseriti i principi della proposta di legge sulla istituzione delle Case di reinserimento sociale;
3) Va previsto il numero chiuso nelle carceri con l’impegno a ridurre drasticamente la detenzione sociale modificando le pene assurde della legge antidroga per consentire l’applicazione di misure alternative;
4) Va abbandonata quindi la proposta di incrementare l’edilizia penitenziaria non necessaria;
5) Va preso l’impegno di individuare immediatamente almeno un carcere per regione in cui rendere effettivo il diritto alla affettività e ai colloqui riservati sancito dalla Corte Costituzionale con una recente sentenza che non può essere disattesa;
6) Vanno eliminate subito le sezioni per l’isolamento disciplinare;
7) Va preso un impegno per realizzare le previsioni del Regolamento del 2000, finora boicottate.
Sono misure che potrebbero dare un segno di attenzione a un mondo disperato e aprire un dialogo che respinga l’idea della violenza, delle rivolte e della repressione. Per aiutare l’azione dei garanti da oggi inizierò un digiuno. C’è bisogno di dare corpo alla speranza, con intransigenza.