Assafa, “Voci dal silenzio”. Un gruppo di attivisti per far ascoltare le voci dei migranti
Assafa, spesso accompagnato dall’invocazione alla Madonna, a Dio o a Gesù Cristo, è una tipica allocuzione partenopea che vale come ringraziamento per un accadimento che porta una buona nuova. Oggi, alcuni attivisti “cittadini del mondo” (donne e uomini che vengono dalla Nigeria, dal Senegal, dalla Tanzania, dal Sudan, dalla Georgia, dal Bangladesh, dall’Italia, i loro nomi sono Nyong Inyang, Bounama Kone, Lima Al Ruman, Happy John, Ibrahim Tigany, Yasmine Accaro, Maka Khachoshvili, Fulvio Battista, Bobby Hutton), lo hanno scelto come acronimo (Antisystem Solidarity Anti Fascism Actions), per la nascita di un gruppo che si propone di far autorappresentare ai diretti interessati, senza delega ad altri, le problematiche e le difficoltà che stanno vivendo i migranti presenti sul territorio nazionale, a partire da Napoli. “Voci dal silenzio” è la prima iniziativa realizzata: a fronte del divieto di assembramento per strada, si sono costruite, vestite e dipinte delle sagome di cartone, raffiguranti “cittadini del mondo”, e, rispettando le normative di distanziamento sociale, sono state portate e lasciate in alcuni luoghi simbolo del capoluogo partenopeo: di fronte all’ufficio immigrazione, nel piazzale del Tribunale, nella piazza della Stazione centrale, nei pressi della Prefettura, a Piazza Municipio, sui cancelli della scuola Casanova dove si tenevano i corsi di italiano.
Ciascuna sagoma è corredata da un messaggio: «senza scuola nessuna difesa», «apriamo la fortezza Europa, libertà di circolazione per tutti i cittadini del mondo», «Lavoro per 12 ore al giorno senza pausa, il mio contratto è solo per 4 ore, dove sono i miei diritti?», «Diritto alla salute e permesso per tutte e tutti», «Sono cittadino del mondo, ma sono senza contratto di casa e senza residenza. Non esisto?», «Diritti senza frontiere, siamo nati esseri umani e siamo tutti uguali, bianchi o neri abbiamo tutti gli stessi Diritti», «La violenza ha molti volti: violenza domestica, guerra, violenza sui minori, tratta, tortura, persecuzione». Quindi è stato prodotto un video (visibile a questo link) che restituisce le voci dei protagonisti: «Vogliamo farci sentire, vogliamo dare voce, la nostra voce, a un messaggio chiaro per tutte le istituzioni, quelle nazionali e quelle europee: noi esistiamo, siamo esseri umani e siamo cittadini, devono essere riconosciuti i nostri diritti e, soprattutto, la nostra dignità» ci spiega uno dei fondatori del gruppo, Kone Bounama «Come è possibile negare che delle persone esistano? Eppure è quello che avviene, che subiamo ogni giorno, quando, ad esempio, ci viene negata anche una residenza. Eravamo già esclusi, allontanati, prima di questa pandemia, in questo periodo le discriminazioni si sono acuite e ancor più evidenziate: l’immigrato a cui viene negata finanche l’identità non accede a nessuno dei diritti e dei sostegni che diventano indispensabili anche solo per sopravvivere. Per questo oggi è ancor più importante avere una voce».
Il virus, infatti, può anche essere democratico, colpendo indifferentemente tutti gli strati sociali, ma le conseguenze della pandemia sono correlate e amplificano le disuguaglianze di classe, comportando conseguenze ancora più violente per chi vive condizioni di marginalità. Come quelle donne e quegli uomini che, a fronte della barbarie giuridica della nostra legislazione sull’immigrazione, già prima del Covid19, vivevano le difficoltà legate ai permessi di soggiorno, alla precarietà lavorativa e abitativa, agli ostacoli di accesso ai più elementari diritti: «Questo virus ha messo ancor più in evidenza la voragine tra chi ha diritti di serie A e chi invece si vede negati anche quelli di serie Zeta» afferma Yasmine Accardo, instancabile attivista che è anche tra le responsabili della Campagna LasciateCIEntrare «Tanti migranti sono rimasti bloccati nei luoghi dove erano per lavori stagionali o dove avevano l’appuntamento per il rinnovo del permesso di soggiorno e sono diventati senza fissa dimora, in alcuni casi addirittura multati in base alle normative contro la pandemia. A tante badanti è stato sospeso il contratto e sono state messe per strada. Ci sono donne che, in alcune particolari condizioni di fragilità, sono ancora più esposte alla violenza. Quasi più nessuno riesce a inviare un sostegno alle famiglie nei Paesi di origine, vivendo questa situazione con grande sofferenza e sensi di colpa, perchè quelle rimesse significano semplicemente possibilità di sopravvivenza. Circa 250 persone sono ancora oggi rinchiuse nei Centri per il rimpatrio, lasciate senza dispositivi di protezione e tutele, mentre si registrano casi di positività al Covid ed aumentano tentativi di suicidio, atti autolesionistici, proteste e repressioni nel silenzio generale» continua Yasmine, molto critica anche sulle modalità di accesso agli aiuti statali: «Tante e tanti non hanno potuto accedere a bonus alimentari e sostegni statali perché privi di tutti i documenti necessari o più semplicemente perché sono risultate troppo complesse le modalità di domanda messe in atto.
Si è determinata una condizione di grande sofferenza, fisica e psicologica, a cui lo Stato non si è preoccupato di fornire alcuna risposta, anzi, in molti casi, ha chiuso le poche attività di sostegno preesistenti alla pandemia. Fortunatamente, c’è stata, a Napoli e in tante altre parti del Paese, una straordinaria risposta di gruppi e movimenti, in sinergia con le diverse comunità migranti, le chiese, le mense, singoli cittadini che hanno voluto dare una mano, dando vita a straordinarie reti di solidarietà e mutualismo, creando un telefono di SOS urgente sempre attivo su tutto il territorio nazionale, fornendo da un lato immediato sostegno alimentare e abitativo, dall’altro un servizio di accompagnamento per pratiche e documenti che è servito anche ad arginare prestazioni di intermediazione a fini di lucro che pure si stavano sviluppando». Diverse le rivendicazioni che solleva Assafa, alcune a breve termine, altre di più vasto orizzonte: «C’è da riprendere immediatamente la calendarizzazione degli appuntamenti presso gli uffici immigrazione che oggi, eccetto le domande di primo asilo, hanno sospeso tutte le altre procedure» ci dice ancora Accardo «È vero che i permessi sono stati prorogati fino al 31 agosto, ma questo non ha impedito alla babele burocratica del nostro Paese di creare enormi difficoltà pratiche per quanti hanno il permesso scaduto.
L’obiettivo di più ampia portata, tuttavia, resta sicuramente la regolarizzazione per tutte e tutti, che non può essere collegata alla presenza al lavoro, ma deve riconoscere il diritto di esistenza delle persone migranti. Un permesso che deve avere una durata almeno biennale per permettere anche nelle fasi successive a questa pandemia di poter cercare un lavoro, chiedere una residenza, accedere ai diritti sanitari. Sappiamo bene che i confini oggi sono chiusi e che lo Stato considera le persone provenienti da altre parti del Mondo innanzitutto come un peso o al più come braccia per lavorare la terra, mai come portatori di diritti» conclude l’attivista «Le nostre potrebbero quindi sembrare richieste utopiche, ma se dopo questa pandemia non avremo imparato la necessità di perseguire e mettere in pratica l’utopia, vorrà dire che avremo imparato davvero poco».
Il video che racconta l’iniziativa “Voci dal silenzio” è chiuso dalle riflessioni e dalla voce di Fulvio Battista, filosofo ed educatore libertario. Le trascriviamo come monito e come augurio per tutti noi: «Eccoli, noi li vediamo di carta, immobili, silenti, eppure ci sono e vogliono parlare. Il loro silenzio è un silenzio che interroga le nostre vite, è un silenzio che incrina l’orizzonte e prende la gola di ciascuno. E quelle poche sillabe scritte sono il racconto, per chi sa leggere, di un esodo che non si arresta, che chiede risposte semplici e immediate. E se noi cammineremo insieme a loro avremo gli occhi giusti per allargare il mondo e farci entrare tutti»
TELEFONO SOS URGENTE: +39 3515086336
Link al video di “Voci dal silenzio”
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