Sono solo alcuni dei dati contenuti nel volume La Salute Mentale nelle Regioni. Analisi dei trend 2015-2017 pubblicato dalla Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (SIEP).
Le differenze che emergono sono eclatanti e solo in parte possono essere spiegate sulla base di una diversa dotazione di strutture e di personale. Quella che gli indicatori colgono, se letti in senso diacronico, è la direzione in cui procedono le politiche di salute mentale delle Regioni. In alcuni casi si documentano andamenti virtuosi, che lasciano ipotizzare azioni di governo incisive volte a migliorare efficacia ed efficienza del sistema. In altri, purtroppo, l’assenza di strategie e la carenza di soluzioni organizzative si accompagnano ad una lenta erosione del diritto di cura, documentato dalla neutrale evidenza dei dati.
Naturalmente l’andamento nel triennio va letto a fronte del posizionamento di ciascuna Regione rispetto al dato nazionale. Prendiamo il caso dei ricoveri per TSO, generalmente considerati un indicatore della scarsa capacità di gestione dell’acuzie sul territorio. L’incremento dei TSO registrato dal 2015 al 2017 in Piemonte e Umbria (e in misura minore anche in Calabria e Puglia) è certamente più preoccupante di quello osservato in Lombardia e nella P.A. di Bolzano, che presentano un dato comunque inferiore al valore medio nazionale.
Io credo che le informazioni contenute nel nostro studio non offrano più alibi a quanti hanno responsabilità di governo (le Regioni) e di indirizzo e monitoraggio del sistema. I dati parlano chiaro, ed in assenza di azioni concrete l’acuirsi delle disuguaglianze inter-regionali non potrà essere considerato un evento imprevedibile.
Fonte: La terrà è blu
Fabrizio Starace è Presidente SIEP