Uno dei limiti con cui devono confrontarsi le politiche di salute mentale nel nostro Paese è il particolarismo, ossia il restringere analisi e proposte operative all’ambito di specifica competenza tecnica o di appartenenza disciplinare, senza minimamente interrogarsi sull’impatto che le stesse hanno sul sistema globale che pretendono di governare.
La complessità del tema salute mentale, nelle sue declinazioni psicologiche, sociali, economiche, politiche, per citare solo le principali, mal si adegua tuttavia al riduzionismo dominante, con la conseguenza che anche le più approfondite proposte di miglioramento sono in genere condannate all’irrilevanza, rispetto al quadro generale di riferimento.
È per questo che il recente Rapporto Lancet su Salute Mentale Globale e Sviluppo Sostenibile, presentato a Londra il 9 e 10 ottobre 2018 nel corso della Conferenza Interministeriale sulla Salute Mentale, rappresenta un fondamentale punto di riferimento.
Il documento, prodotto da una folta Commissione di esperti mondiali coordinati da Vikram Patel (scarica qui la versione integrale), pone la Salute Mentale in una visione strategica, ben al di là delle posizioni particolari o di categoria, proponendo la riformulazione di focus e priorità delle politiche di salute mentale all’interno del più ampio Programma delle Nazioni Unite denominato Sustainable Development Goals