La Voglia di Ri-Esistere. L’esperienza del Centro diurno Marco Polo di Terni (Covid-19 cronache di resistenza n. 13)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo inviato a “Cronache di resistenza” dall’équipe del Centro diurno Marco Polo di Terni (CSM Usl Umbria 2 – Soc. Cooperativa Helios Onlus)

Dopo un lento ma inesorabile calo di presenze di persone, dettato dalla paura del contagio, il Centro Diurno Marco Polo il 19 marzo chiude per le direttive emanate.

Lo spazio dove da anni combattiamo insieme, contro fantasmi e paure più o meno immaginarie, una battaglia quotidiana con l’aiuto di arti, attività manuali ed ergoterapiche, relazioni, dove ognuno ha dei percorsi, tra lettura, arteterapia, cinema, artigianato, orticultura, contatto con la natura e con il mondo, dove ognuno può esprimere la sua parte e conoscere altre parti di sé e degli altri, dove insieme si prova a crescere …. il 19 marzo  ci troviamo improvvisamente confinati tutti nelle nostre case, a causa di qualcosa di infinitamente piccolo nell’aria divenuto un pericolo enorme, a volte mortale, potente e spettrale per la sua invisibilità che ci ha relegato in una “bolla di paura”…

Dopo un iniziale e comprensibile scoramento generale, il fine settimana porta consiglio: attiviamo da subito un gruppo whatsapp e proponiamo liberamente la partecipazione alle persone che possiedono telefoni dotati di dispositivo: l’idea è di restare collegati, non abbandonare, non far sentire il peso della solitudine a chi già spesso ne soffre; la risposta è stata da subito positiva e pian piano più gente si è aggiunta, anche con l’intermediazione di familiari collaborativi.

Non è stato facile: da casa non è facile captare “l’aria che tira” e decodificare i segnali dei partecipanti; e poi si rischia di perdere l’attitudine di adattarsi agli altri e mettersi in discussione. Ma all’inizio i timidi approcci di chi poteva, di chi sapeva muoversi nella rete, poi piano piano tra un buongiorno, un racconto della propria giornata, proposte di nuove attività a distanza, quello che era un essere insieme quotidiano, un sostegno, un luogo anche dell’anima, è tornato a Ri-Esistere, seppure con le difficoltà dello strumento.

É vero: siamo stati privati degli abbracci, della vicinanza e del contatto con le persone ma non della nostra forza: sentire e vedere un saluto corredato da una foto di fiori o da una frase positiva, da un buffo selfie o da un abbraccio via emoticon riscaldava il cuore.

E gli altri? Chi non ha telefoni “moderni”? Non lo abbandoniamo, tutti si adoperano per sentirli e mediare i loro pensieri, le loro frasi, i loro saluti nel gruppo, come affluenti in un fiume più grande … dai giochi di parole iniziamo poi a produrre delle attività quotidiane proposte a turno: eseguire un proprio autoritratto, trasformato poi anche in fumetto, che facciamo parlare sulla situazione che stiamo vivendo, o il nostro giardino dei fiori primaverili dalla finestra, il cassetto dei ricordi con foto di nostri oggetti rappresentativi che raccontano, l’indovina cos’ è? con foto di particolari ravvicinati che servono a svelare oggetti trovati in casa, il buongiorno con il cielo della mattina, la partecipazione alla giornata mondiale dell’autismo con foto in blu, le foto della luna rossa, i disegni per una nostra galleria d’arte, la proposta del libro della nostra vita, le poesie e le foto sulla bellezza, le poesie di Gibran, e tanto altro che continua ogni giorno.

E poi siamo passati ad attivare piattaforme online che consentono di ampliare il ventaglio delle attività da proporre: sono iniziate così le nostre “Zoommate” in cui possiamo incontrarci contemporaneamente, leggere i nostri scritti, le nostre poesie, dibattere di argomenti interessanti vedere i sorrisi e i nostri capelli allungati, imparando a gestire questa tecnologia prima sconosciuta ai più e superando le diffidenze con la voglia di essere insieme.

E la cosa più bella è sentire i grazie a fine giornata di tutti, grazie sentiti di aver donato una parte di noi stessi, l’averla messa a disposizione degli altri, come tanti fiumi che convogliano verso lo stesso mare …

Da subito abbiamo intuito (senza dircelo) che dovevamo cercare in questa situazione, di lavorare sulle risorse, sugli aspetti positivi, sulla bellezza, far emergere le potenzialità delle persone attraverso messaggi positivi e soprattutto attraverso la creatività, per avere momenti di soddisfazione e gratificazione anche in questo periodo critico, proponendo quotidiane attività in cui poter esprimere se stessi e i propri vissuti.

Sinceramente non pensavamo che i nostri utenti avrebbero risposto così tanto e così intensamente ed invece è stata una sorpresa vedere la partecipazione e la voglia di mettersi in gioco ognuno con le proprie caratteristiche e qualità.

L’impressione dell’equipe è che l’ importante, nonostante tutte le difficoltà è stato vedere il tutto come un’opportunità positiva per sperimentare altre forme di comunicazione e modi di relazionarsi con gli altri. La libertà e fluidità nelle modalità di incontro con il gruppo ha stimolato e a volte anche spinto tutti ad andare più in profondità, per attingere a risorse personali e talenti sommersi nel passato e talvolta poco esplorati. Sicuramente un percorso introspettivo importante, dove sono state chiamate in gioco emozioni di varia natura, dalla gioia alla paura alla tristezza …, dove abbiamo potuto confrontarci con i nostri limiti cercando di andare oltre, trovando il coraggio e le energie creative per farlo, riconoscendo qualità, unicità e ricchezza in ogni singola persona, la bellezza del singolo e del gruppo.

Siamo stati sorpresi anche nel vedere come per alcune persone che in presenza provavano difficoltà, abbiano invece così trovato una dimensione ideale per esprimersi e relazionarsi con gli altri. Forse l’ambiente protettivo della casa e il non dover affrontare fisicamente il contatto diretto ha facilitato l’espressione di alcune persone di cui abbiamo scoperto capacità che non pensavamo avessero.

Anche sull’equipe ci sono stati effetti benefici: la sensazione di emergenza iniziale ci ha fatto sentire più compatti, più uniti, superando anche quelle dinamiche legate alla quotidianità e all’abitudine dei rapporti; ci siamo adattati subito e abbastanza facilmente ad una situazione completamente nuova, e questo crediamo sia un segno di vitalità del gruppo.

Inoltre ci sembra evidente che usare la creatività anche per gli operatori sia di grande beneficio e questa è stata una grande occasione per tutti di potersi esprimere e sperimentarsi in tante attività, tutti si sono sentiti gratificati dall’aver avuto lo spazio e la possibilità di poter mettere in gioco le proprie qualità e questo ha creato un clima di fiducia e coesione che dovremmo cercare di non perdere.

In definitiva da questa esperienza ci sono stati forniti tanti spunti di riflessione per una rimodulazione del lavoro d’equipe: vista la potenza delle attività creative l’idea di creare uno spazio quotidiano da dedicare a questo, una sorta di studio-laboratorio aperto in cui le persone possano accedere ogni qualvolta sentano l’esigenza, il desiderio di esprimere la propria creatività e le proprie emozioni. L’altra riflessione è sul luogo: forse dovremmo rendere il centro un luogo in cui le persone si sentano ancora più a proprio agio quasi come se fossero a casa. Come? Forse facendo partecipare di più tutti alle decisioni che riguardano l’allestimento e l’organizzazione degli spazi, dare la possibilità di personalizzare per quanto possibile, magari con un oggetto o un’immagine, una foto. Inoltre prendersi cura di uno spazio ci permette di sentirlo più nostro, quindi organizzare la gestione degli spazi in maniera ancora più collettiva.

Per ora, anche se non è facile andare avanti (niente rassicura più di una presenza, stare insieme a distanza è sì una forma di relazione ma speriamo provvisoria, dato che non crediamo possa sostituire l’atmosfera, le opportunità e l’accoglienza del centro: questo modus operandi è valido per il momento che stiamo vivendo ma non è il modo in cui preferiamo relazionarci preferendo il rapporto umano, caratterizzato dal contatto fisico e quindi dal calore trasmesso in un abbraccio, piuttosto che il rapporto con un qualunque seppur valido dispositivo) non molliamo: la voglia di Ri-Esistere è più forte di ogni inciampo.

Seguiremo il vento del cambiamento nella speranza che questa assurda avventura possa portare ad un ripensamento dei modelli sociali, delle aree critiche come quello della salute mentale per una Ri-Esistenza vitale e vera.

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